
Non possiamo tradurre “fundraising per la politica” in “raccolta fondi per la politica”. Le differenze ci sono e sono molteplici.
Nel fundraising per la politica è fondamentale il rapporto tra donatore/elettore e votante.
Non bisogna dimenticarsi che un donatore ha bisogno di essere fidelizzato per continuare a donare. Nel fundraising per la politica non è importante la prima donazione ma le successive, tenendo presente che nel fundraising per le campagne elettorali esiste una “scadenza naturale” per la raccolta dei fondi: il giorno delle elezioni.
Il donatore regolare va assolutamente preferito al donatore occasionale. Per questo, è utile l’uso di programmi per la gestione dei donatori.
Le tecniche di fundraising per la politica sono molto diverse da quelle tradizionali. Non abbiamo un donatore ma un donatore/elettore.
Nel fundraising per la politica il primo a doverci “mettere la faccia” è il candidato o il segretario del partito.
Nel fundraising per la politica il tempo è prezioso ed è per questo motivo che la macchina organizzativa deve partire con 6-12 mesi di anticipo.
Nel fundraising per la politica l’uso della comunicazione è essenziale. La comunicazione deve precedere, accompagnare e seguire il fundraising.
Il fundraising, non la semplice ricerca di fondi, rappresenta uno strumento pressoché nuovo per la politica italiana che, aggregando e coinvolgendo sostenitori, garantendo la fidelizzazione dei donatori/elettori, permette a partiti e movimenti politici di contare su basi solide economiche e su una comunicazione nuova.
Gli oltre 100 anni di fundraising per la politica negli Stati Uniti d’America dimostrano che, grazie al fundraising, la partecipazione dei cittadini alla vita politica e alle elezioni è 100 volte maggiore di quella italiana.
Per approfondire l’argomento consiglio due testi da utilizzare: Raffaele Picilli-Marina Ripoli: “Come raccogliere fondi per la politica” Rubbettino Editore oppure Raffaele Picilli – Marina Ripoli “Fundraising e comunicazione per la politica” Rubbettino Editore