Fundraiser e fundraising: cosa fare durante il Covid-19

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01, aprile, 2020di: admin

Emergenza Covid-19 e lavoro nel Terzo Settore: cosa è importante fare oggi, per un consulente che opera in questo settore , per garantire l’accompagnamento dei propri clienti? 

A mio avviso, oggi il consulente deve essere comunque “presente”, deve essere vicino alle organizzazioni e rimodulare, necessariamente, il proprio lavoro. Per fortuna, grazie al web, possiamo essere dovunque e comunicare in maniera efficace con i clienti.

Bisogna adattarsi ad un nuovo modo di operare ma altre strade non ne vedo. Purtroppo, alcuni colleghi mi parlano di contratti congelati o di licenziamenti. Non è questo il modo di reagire ad una crisi.

Non è con i tagli che ci si prepara a nuovi progetti, a nuove azioni di fundraising o di people raising.

Per esempio, a breve partiranno le raccolte del 2 per 1000 per la politica e del 5 per 1000 per le organizzazioni non profit e quelle impegnate nel settore cultura. Non investire nel fundraising per la politica o nel fundraising per le organizzazioni non profit vorrà dire arrivare tardi all’appuntamento con i donatori.

Cosa è importante che i clienti si attendano? In emergenza e mi riferisco a qualsiasi emergenza, bisogna compattare le fila e lavorare ancora di più per il futuro della propria organizzazione. Oggi si chiama Covid-19, domani potrebbe avere un nome diverso.

Se l’organizzazione ha investito bene in precedenza, non dovrebbe avere grossi problemi. Se avrà ben utilizzato il fundraising, si ritroverà donatori regolari che non l’abbandoneranno.

Se l’organizzazione ha timore di non avere necessario danaro per pagare un consulente o un fornitore, si possono trovare molte strade alternative prima di arrivare a chiudere definitivamente un rapporto: una rateizzazione differente, una riduzione dei compensi, una dilazione differente, uno spot momentaneo.